[English Version below]
Cosa c’entrano due temi così apparentemente differenti tra loro? C’entrano e c’entreranno sempre di più, e vi racconto perché.
Ormai da alcuni anni, all’interno dei vari Programmi Quadro per il finanziamento della Ricerca e dell’Innovazione (il corrente è Horizon 2020, il prossimo, dal 2021, si chiamerà Horizon Europe), il tema della gestione e protezione della Proprietà Intellettuale (IP) è sempre più al centro delle attenzioni della Commissione Europea.
Il motivo? Facile: ok, è bello dare 100 Miliardi di Euro per l’Innovazione europea, ma la Commissione si pone giustamente il problema che quei soldi non vadano dispersi in IP non protetto, facilmente aggredibile (o meglio, difficilmente difendibile) da competitors, patent trolls e copycat in giro per il mondo.
Uno degli scopi della Commissione Europea è aiutare il tessuto produttivo continentale ad avere una posizione di leadership tecnologica, e per fare questo è sempre più indispensabile una gestione dell’IP che ne consenta uno sfruttamento senza dispersioni.
Per stimolare e sensibilizzare al tema, quando si presentano domande per finanziamenti europei su Horizon 2020 è da sempre richiesto, e la sua importanza è sempre maggiore, il descrivere quale sia la propria strategia rispetto alla conoscenza necessaria al progetto, sia quella pregressa (il cosiddetto background IP), sia quella generata in corso d’opera (foreground IP).
Per dimostrare e raccontare come si gestisce l’IP le strade sono essenzialmente due: una è la strada brevettuale, ed è la strada più conosciuta, tanto che spesso inconsciamente tendiamo a identificare protezione dell’IP e brevetti. E purtuttavia non è l’unica, fosse anche solo per il fatto che non tutto è brevettabile, serve che ricorrano determinate condizioni, piuttosto strette.
In un mondo in cui l’evoluzione delle tecnologie è sempre più rapida rispetto ai tempi di preparazione e concessione dei brevetti, sta assumendo sempre più importanza la gestione dei segreti industriali o segreti commerciali (in inglese trade secrets) come modo strutturale di gestire l’IP.
Una delle difficoltà coi segreti industriali è che quando poi devi andare davanti a un giudice a reclamare diritti contro qualcuno che li abbia sottratti e/o sfruttati è che devi in qualche modo convincere che hai preso tutte le cautele e azioni affinché il segreto sia stato mantenuto tale. E se è relativamente semplice dimostrarlo per quanto riguarda i processi interni, ad esempio con una rigorosa gestione degli accessi alle informazioni segrete, che tracci in modo univoco e protegga con password personali l’accesso, il tutto diventa più complesso con le relazioni con l’esterno, perché ad esempio, banalmente, quando si allegano informazioni a un NDA con un fornitore per delimitarne i confini, di fatto si sta rendendo in qualche modo pubblico il documento. Lo stesso accade nel caso di clausole di riservatezza con i dipendenti.
Strumenti come quello offerto da Bernstein, con cui collaboro da qualche tempo, consentono di gestire l’IP, e dimostrarlo a terzi, senza rivelare i segreti sottostanti, e trovando così la quadra tra protezione del segreto e necessità di comunicazione all’esterno.
Per i dettagli sul funzionamento scrivetemi e ve li racconto, ma di fatto quello che fa Bernstein è criptare i contenuti sul computer dell’azienda (quindi prima che esca qualsiasi informazione) e poi lasciare una traccia univoca della copia criptata in una transazione su un registro pubblico, in particolare su una blockchain.
Con un certificato Bernstein è possibile quindi non solo dimostrare agevolmente al famoso giudice l’esistenza, l’integrità e la proprietà degli specifici documenti in un dato momento, ma anche, e torniamo ai progetti Horizon 2020, mostrare alla Commissione Europea che si sta gestendo la propria IP in modo accurato e sicuro anche laddove non si possa o non si voglia procedere con la via brevettuale.
Bonus track: nel caso di progetti sviluppati in consorzio l’utilizzo di Bernstein per certificare l’avanzamento del progetto a cadenza regolare (ad es settimanale o bisettimanale) può diventare una practice utile a dirimere ab origine eventuali dispute riguardanti la foreground IP o la sideground IP, rendendo tutta la proposition più solida a livello strutturale.
In definitiva, quindi nell’ambito dei progetti Horizon 2020, sia in fase di presentazione di progetto che in fase di gestione, Bernstein consente di mettere al sicuro i trade secrets e di rendere tracciabili le evoluzioni senza sacrificare la propria essenza di, appunto, essere segreti.
[English Version]
So, if you think the two topics are not quite strictly related each other and substantially relevant for your operations, being you a startup or an up’n’running company, maybe reading this article may prove useful.
Every 7 years, the European Commission launches a Framework Programme for funding Research and Innovation activities. Current FP is called Horizon 2020, the next one, from 2021, will be called Horizon Europe. Along the time, the topic of management and protection of the Intellectual Property (IP) of the projects has gained more importance to the eyes of the European Commission.
The reason why? Easy-peasy: yeah, it’s cool to provide hundreds of Billions Euro for the innovation in Europe, but then? One of the main EC concerns is to avoid that all that money is wasted in non-protected IP, that it can be plundered by competitors, patent trolls and copycat without any positive impact in the EU.
One of the desired outcomes of the Framework Programmes is to put the European Union in a position of technological leadership, and to reach it it’s more and more essential an IP management strategy that allows the safe exploitation of project results.
In order to increase the awareness, when you submit a proposal under Horizon 2020 calls you are always (and always more) specifically asked to describe your strategy about the knowledge needed to develop the project, both the pre-existing knowledge (the so-called background IP) and the one generated during the project (foreground IP).
When you describe how you manage the IP, you have usually two routes: the first one is patenting, and it’s by far the most known way to secure IP, so known that sometimes IP protection and patenting are identified. But nonetheless, patenting it’s not the only route, even because not everything is patentable, and because the patentability conditions are quite strict.
Moreover, in a world where the evolution of technologies is significantly faster compared to the time needed to fill and obtain patents, Trade Secretsare becoming one of the makìjor alternatives to effectively manage the IP.
One of the main problems with Trade Secrets, though, is that when you need to go to the Court to claim your rights against an infringement or undue disclosure from a third party, you need to demonstrate that you have taken all the reasonable measures for keeping the secret, well… secret. And if it’s relatively easy to demonstrate it on internal processes/workflow (for instance, through a rigid management of the accesses to the secret information, with personal passwords and other instruments), it becomes extremely complex when it comes to external workflows: the most common conundrum happens when you sign NDAs or confidentiality agreements with suppliers or coworkers and you have to decide if detailing the information to be kept confidential (thus making them, somewhat, public) or keeping everything so generic that the clauses become unenforceable.
Tools such as Bernstein allow to secure IP and to properly manage trade secrets, enabling to including them in agreements and contracts without revealing their actual content and disclosing them only if needed (in a Court, for example).
If you’re interested in how it is done, get in touch with me (full disclosure: I collaborate with Bernstein), but essentially here’s what happens: without installing any software, the contents are encrypted in the local computer, inside the company, then a univoque trace of the encrypted file is left in a transaction on a public registry, in particular on a blockchain.
With a Bernstein certificate not only you can thus demonstrate existence, integrity and property of specific documents at a given moment, but also, and here we come back to Horizon 2020 projects, but also you can show the European Commission that you are have an accurate and secure strategy for IP protection even if you won’t or can’t go through the patenting process.
Bonus track: in case of projects submitted with a consortium (actually, the majority of European projects, with 3 or more entities from different Countries involved), using Bernstein to certificate the progress of the project on a weekly or monthly basis, can also be a simple and effective way to manage and prevent possible conflicts between participants about foreground and sideground IP, thus defining in the proposal a solid core for the conflict resolution strategy.
Finally, both in submission and implementation phase of Horizon 2020 projects, Bernstein can be a proper tool to secure the trade secrets and to track project progress without being obliged to making them somehow public.